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Ecobonus: come orientarsi?

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Lotta al cambiamento climatico, transizione ecologica e nuove modalità di progettazione sostenibile: le nuove regole per le agevolazioni fiscali in ambito edilizio guardano al futuro con obiettivi precisi e una prospettiva pluriennale. Per questo, rappresentano una svolta socio-economico e un cambiamento decisivo sia per i protagonisti della filiera che per gli utenti finali. La recente esperienza del Superbonus ha modificato l’approccio agli interventi in ambito edilizio, generando inoltre proficue occasioni per la rigenerazione urbana delle città e il rinnovamento degli spazi abitativi in cui il comfort e il benessere delle persone è al centro.

Come orientarsi in questo scenario per coglierne tutte le opportunità? A rispondere è la dott.ssa Alessandra Egidi, Segretario generale di Confedilizia, nel corso dell’evento “Ecobonus: come orientarsi – Una progettazione integrata e più strategica tra architettura, contesto urbano, interior design e benessere delle persone” tenutosi lo scorso febbraio a Roma, presso Canova Gallery, da un’idea dell’arch. Pasquale Piroso, fondatore della stessa. Un confronto tra i professionisti che presiedono il settore edilizio in più aspetti – dalla progettazione all’interior design – capace di offrire una prospettiva informata e chiara sulle novità in corso e su quelle che ci aspettano. 

Per la prima volta, le nuove regole per le agevolazioni fiscali in ambito edilizio guardano al futuro con una prospettiva pluriennale e si inseriscono nella lotta al cambiamento climatico. Quali sono le opportunità e i rischi per i protagonisti della filiera?

Per la prima volta con la legge di bilancio 2022 tutti i principali bonus edilizi (bonus facciate a parte) sono stato prolungati nella loro formula potenziata per un periodo sufficientemente lungo da permettere una programmazione seria degli interventi (per una disamina delle varie fattispecie, è possibile leggere la tabella riepilogativa, scaricabile dal sito www.confedilizia.it). Interventi che con tali misure vengono incentivati e che sono necessari per il rinnovamento dello stock immobiliare del nostro Paese, assicurando il raggiungimento di obiettivi importanti quali l’efficientamento energetico, necessario per il cambiamento climatico, e il miglioramento sismico, necessario in Italia data la sua elevata sismicità. Sempre con la legge di bilancio 2022, è stato prorogato per un egual periodo – a seguito delle richieste di tutti i soggetti interessati e contrariamente a quanto deciso dal Governo con la versione iniziale del  disegno di legge della finanziaria – anche per tutti i bonus edilizi diversi dal superbonus, il meccanismo che finora ha garantito il successo di tali incentivi fiscali: la possibilità di utilizzare, al posto della detrazione, la cessione del corrispondente credito o lo sconto in fattura da parte del fornitore. Tuttavia queste importanti novità sono state fortemente limitate da un successivo intervento normativo: l’aver introdotto nell’attuale catena delle cessioni del credito (meccanismo necessario per la monetizzazione del credito e per assicurare liquidità alle varie imprese interessate e ai condominii e ai proprietari di riflesso) il divieto di cessione successiva alla prima. Tale norma (e precisamente l’art. 28 del decreto-legge noto come “Sostegni-ter”, attualmente in corso di conversione al Senato) ha di fatto bloccato tutti gli interventi edilizi futuri e ha messo in seria difficoltà anche quelli già iniziati, intervenendo, con una tecnica legislativa alquanto discutibile, in modo retroattivo e prevedendo la nullità dei contratti di cessione già conclusi in difformità di tale divieto.

L’efficienza energetica è una priorità nelle agende europee e nazionali per le sue molteplici ricadute ambientali, economiche e sociali. Quali sono le misure che possono dare slancio al settore edilizio in questa direzione? Quale, invece, il ruolo che il settore ha in questa fase? 

Per le ragioni connesse al cambiamento climatico in atto e per migliorare l’efficientamento dei nostri immobili, soprattutto quelli costruiti negli anni 70 (primi fra tutti i grandi condomini altamente energivori) misure come gli incentivi fiscali in atto, sia nella formula del Superecobonus sia in quella dell’Ecobous potenziato, sono strumenti importanti da stabilizzare, con una rimodulazione degli stessi equilibrata che possa fare i conti anche con le esigenze del bilancio pubblico che, lo sappiamo bene, non può permettersi per lungo tempo misure costose come il  superbonus.

L’Ecobonus 110% è una misura sufficiente a coniugare le direttive europee sull’efficienza energetica – che punta a emissioni zero per tutti gli edifici entro il 2050 – alle esigenze di mercato del futuro? I tempi di adeguamento possono rischiare di stoppare vendite e affitti già nell’immediato?

 Sì, è sufficiente, ma non in modo prolungato per le motivazioni già espresse: servirebbe un ripensare agli incentivi in modo organico, prevedendoli per tutte le tipologie di edifici, per tutti i soggetti, con poche regole chiare e di semplice applicazione.

Ecobonus: come se ne sta parlando? L’iter burocratico complesso può lasciare spazio ad ambiguità procedurali: come si aggira l’ostacolo? 

La burocrazia rischia di frenare gli interventi così come la tecnica legislativa finora utilizzata per il superbonus che ha visto succedersi interventi modificativi in brevissimi lassi di tempo. Questo modificare continuamente le regole, questo varare norme confuse che necessitano di continui chiarimenti (sia da parte dello stesso legislatore sia d parte degli ulteriori enti convolti, quali l’Enea o l’Agenzia delle entrate), tutto questo rischia anche in futuro di generare liti e vertenze in tribunale. Soprattutto misure come quelle messe in atto dal decreto “Sostegni-ter” (sul solco del decreto “Anti-frodi”, poi trasfuso, con molteplici correttivi, nel testo della legge di bilancio 2022) rischiano di bloccare il comparto immobiliare che, con la sua filiera, rappresenta il 30% del nostro PIL. Il Servizio Bilancio del Senato, analizzando l’art. 28 del decreto “Sostegni-ter”, ha pure segnalato che le restrizioni alla cessione del credito disposte dal Governo, oltre ad aver bloccato l’edilizia, messo in crisi proprietari, professionisti e imprese, creato le condizioni per un amplissimo contenzioso, rischiano di determinare anche una perdita di gettito per lo Stato. Anche alla luce di queste considerazioni, auspichiamo che in Parlamento venga rivista questa scelta palesemente inopportuna, che ha affossato un sistema di incentivi che – in forme diverse – è in essere da un quarto di secolo.

Già da tempo Confedilizia si sforza di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica sulla necessità di tutelare la ricchezza dei nostri borghi e del loro patrimonio immobiliare. Il rinnovamento del parco edilizio in corso è un’ulteriore occasione. Quali sarebbero i provvedimenti più efficaci da mettere in campo a riguardo?

Servirebbero una pluralità di provvedimenti in grado di fermare la desertificazione commerciale ed economica in atto, lo spopolamento dei borghi, il loro lento morire. Oltre alle riforme sugli incentivi fiscali di cui abbiamo già fatto cenno, si potrebbe – per favorire gli investimenti immobiliari in queste bellissime nostre realtà – eliminare l’Imu per tutti gli immobili dei Comuni con meno di 3.000 abitanti. Tale misura avrebbe un costo annuo di circa 850 milioni di euro. Si potrebbe, poi, incentivare – anche attraverso i fondi del PNRR – il cablaggio dei borghi in modo tale da permettere a chi vi vorrebbe vivere, di poter agevolmente scegliere di lavorare con lo smart working, per esempio.

Sarebbe opportuno inoltre incentivare la vocazione turistica dei nostri borghi, incentivando la locazione breve (anziché ostacolandola in tutti i modi). Questo permetterebbe il recupero degli immobili dei piccoli borghi, che potrebbero ospitare una forma di turismo alternativa, quella che vuole vivere, come un residente, nei luoghi che visita.

Incentivando tale vocazione turistica, si riuscirebbe più facilmente ad attrarre capitali da investire su quegli immobili che ora non si riescono né a vendere né ad affittare, e a cui i proprietari (che spesse volte li hanno ricevuti in eredità dai parenti) non riescono neanche ad assicurare una manutenzione adeguata. Dar loro una nuova opportunità, eliminando l’Imu e prevedendo efficaci misure incentivanti (anche a favore di famiglie che vi volessero andare a vivere), rendendo inoltre conveniente per i proprietari la locazione commerciale attraverso il meccanismo della cedolare secca ed eliminando i vincoli (giurassici) della legge 392 del 1978 per i contratti di locazione, darebbe pure impulso a tutta l’economia (artigianale, rurale, gastronomica, dei servizi ecc.) delle zone più interne.

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