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Energia solare spaziale? Dal Giappone al Pentagono, l’idea torna in voga

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01A spasso nello spazio a caccia di energia 02Missioni e progetti più o meno segreti da parte di molti Paesi

Non è un film di fantascienza, né l’idea bizzarra di qualche scienziato: l’energia solare spaziale è un campo di ricerca su cui molti Paesi stanno puntando da diversi anni per raccogliere l’energia solare nello spazio e inviarla alla Terra. Se funzionasse potrebbe rappresentare la soluzione definitiva alla transizione ecologica attraverso la diffusione di energia pulita in tutto il Pianeta. L’ultimo progetto dedicato al solare spaziale arriva dal Giappone, dove la National Space Society (NSS), una delle più importanti organizzazioni private per lo sviluppo delle ricerche spaziali per fini benefici per l’umanità, ha deciso di finanziare il primo esperimento nipponico che avrà luogo nel 2025. 

01A spasso nello spazio a caccia di energia

Per capire di che cosa si tratta, dobbiamo partire da un dato scientifico: la luce del sole è 11 volte più intensa fuori dall’atmosfera terrestre rispetto a quella che raggiunge il nostro pianeta. Detto questo si comprende meglio quanto sarebbe importante riuscire a trasmettere alla Terra l’energia raccolta nello spazio sotto forma di microonde per poi convertirla in energia elettrica. Su questo aspetto si sviluppa il progetto nipponico, che prevede una dimostrazione in orbita terrestre di un sistema che, attraverso un satellite appositamente costruito, raccoglierà energia dal Sole per rimandarla sulla Terra. Se la missione andasse a buon fine, le conseguenze per il futuro del nostro Pianeta sarebbero importantissime, come ha spiegato Dale Skran, responsabile della NSS: “L’energia solare spaziale può fornire alle persone enormi quantità di energia pulita e priva di emissioni di carbonio, ogni giorno, 365 giorni all’anno. Non è necessaria una nuova comprensione della fisica, ma dobbiamo solo spendere soldi ora, per rendere questa tecnologia alla portata di tutti”.

02Missioni e progetti più o meno segreti da parte di molti Paesi

Il primo a parlare di energia solare spaziale fu Konstantin Tsiolkovsky, già cento anni fa. Da allora si sono susseguiti diversi studi, che però hanno sempre considerato questa soluzione troppo dispendiosa. Ma oggi le cose sono, almeno in parte, cambiate perché negli ultimi anni la tecnologia spaziale si è evoluta e i lanci sono diventati più economici. E il motivo lo evidenzia John Mankins, un esperto di energia solare spaziale: “Tradizionalmente l’energia solare spaziale è stata considerata un progetto tecnicamente fattibile, ma non economicamente competitiva con altre forme di produzione di elettricità. Tuttavia, i progressi della robotica dovrebbero rendere la costruzione e il funzionamento di grandi sistemi spaziali molto meno costosi rispetto all’impiego di astronauti che debbano lavorare nello spazio. Inoltre una nuova generazione di veicoli di lancio molto potenti, a basso costo e riutilizzabili, come Starship di SpaceX, si stanno avvicinando rapidamente a diventare realtà e, con essi, la possibilità di lanciare grandi carichi nello spazio a costi molto contenuti”. Per questo, oggi c’è una rinnovata attenzione da parte di numerosi paesi sull’argomento: ad esempio il Regno Unito ha sviluppato da tempo un programma per fornire un proprio satellite solare spaziale che possa essere operativo entro il 2040. Anche il Pentagono americano sta sviluppando una nuova tecnologia fotovoltaica per produrre energia elettrica nello spazio e convogliarla sulla Terra. A svelarlo è stata la CNN che ha diffuso alcuni dettagli del primo esperimento della missione spaziale del drone X-37B. Pare che all’interno dello US Naval Research Laboratory di Washington, un team di scienziati abbia messo a punto un piccolo pannello solare di 12 pollici per lato (pari a 30,48 centimetri), adatto a raccogliere e convertire i raggi solari pre-atmosferici. Il pannello è stato poi imbarcato sul drone X-37B e una volta nello spazio è riuscito a produrre circa 10 watt di energia pronta ad essere inviata sulla Terra. La rivoluzione verde potrebbe arrivare davvero dallo spazio.

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