Economia circolare: scarti di buccia di arancia per realizzare le cravatte Marinella

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01Quando il riciclo fa rima con innovazione e risparmio 02I consumatori scelgono la moda green

Nata nel 1914 a Napoli ha conquistato, nel corso degli anni, reali, politici, industriali, registi e attori di tutto il mondo: dalla dinastia Kennedy a Gianni Agnelli, da Luchino Visconti a Aristotele Onassis, da Winston Churchill al principe Alberto di Monaco fino a re Juan Carlos. Anche l’agente 007 Daniel Craig l’ha indossata nel 2012 in “Skyfall”.

Si chiama Marinella e rappresenta “la cravatta” per antonomasia, simbolo di eleganza e cura sartoriale. La cravatta Marinella prende il nome dall’azienda sartoriale a conduzione familiare fondata da Eugenio Marinella, a Riviera di Chiaia, ed è famosa per la tecnica a sette pieghe: il tessuto, una volta tagliato, viene ripiegato sette volte su se stesso. Il risultato finale è una cravatta di alta sartoria, più spessa e consistente.

Ma c’è di più. Il 22 novembre 2021 l’azienda Marinella presenta per la prima volta al pubblico la sua linea sostenibile di cravatte realizzate con tessuti realizzati a partire dagli scarti della lavorazione delle arance. Un esempio vincente delle opportunità del riciclo.

01Quando il riciclo fa rima con innovazione e risparmio

Tutto nasce dal cosiddetto “pastazzo”, lo scarto umido della spremitura d’agrumi: un misto di scorze, semi e residui di polpa, che rappresenta almeno la metà del peso del frutto processato. In Italia se ne producono più di 700 mila tonnellate all’anno e per smaltirlo le agrumarie devono sostenere un costo di 30 euro a tonnellata.

Allora perché non trasformarlo in filato? A intuire le potenzialità del “pastazzo” la startup tutta italiana Orange Fiber che, quasi dieci anni fa, ha rappresentato l’anello di congiunzione tra agroalimentare e filati pregiati.

Il risultato è un tessuto composto dal 50% di fibra d’arancia e dal 50% di seta proveniente da una filiera controllata: un esempio quasi perfetto di economia circolare. Dal primo tessuto, realizzato artigianalmente per la casa di moda Ferragamo, alla partnership con Marinella, oggi Orange Fiber poggia su un vero impianto industriale in grado di produrre tonnellate di tessuto sostenibile.

Non solo, anche il packaging è biodegradabile: ogni cravatta, una volta realizzata, viene poi inserita in una busta di cellophane ecologico. Si tratta di una sottile pellicola di plastica bio in grado di biodegradarsi in massimo 3 anni. Una serie di fattori esterni, come luce, umidità e calore ne possono però accelerare ulteriormente il processo

02I consumatori scelgono la moda green

L’impegno della moda verso il green sta coinvolgendo sempre più marchi del lusso, da Prada a Ferragamo, da Stella McCartney a Ralph Lauren.

Oggi le grandi griffe sanno che i clienti sono molto attenti alle questioni ambientali, come mostra il trend positivo della moda green: se nel 2019 il mercato aveva ottenuto a livello mondiale un valore di quasi 6,35 miliardi di dollari, si stima che entro il 2023 raggiungerà quota 8,25 miliardi.

A confermare la necessità che riciclo e sostenibilità siano i nuovi comandamenti da rispettare anche nel settore fashion, un recente sondaggio di McKinsey, svolto nel Regno Unito e in Germania, su un campione di duemila persone: il 57% dei consumatori ha già cambiato stile di vita per ridurre il proprio impatto ambientale, il 75% considera la trasparenza da parte dei brand un fattore determinante per l’acquisto, più del 60% dichiara di aver fatto di tutto per riciclare e acquistare prodotti in imballaggi ecologici.

Inoltre, in riferimento ai brand della moda, il 67% dei consumatori considera l’uso di materiali sostenibili un importante fattore di acquisto e il 63% reputa positivamente la promozione da parte di iniziative in ambito green da parte di un marchio.

Questa particolare attenzione per la sostenibilità rileva l’istituto di consulenza e ricerca, è stata accentuata dalla crisi provocata dal Covid-19: l’aspettativa da parte dei consumatori è che i brand continuino ad assumersi le loro responsabilità sociali e ambientali, e che ribadiscano il proprio impegno verso un futuro della moda sempre più green.

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