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Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza: “difendete le vostre passioni”

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Superare gli stereotipi e i pregiudizi che rendono ancora le carriere femminili nella scienza un percorso a ostacoli: con questo obiettivo, nel 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza. Il bisogno di celebrarla mette in evidenza quello che qualsiasi donna e scienziata sa benissimo: la scienza non è donna, non abbastanza ancora. Non perché le donne siano meno preparate, i dati affermano tutt’altro,  ma perché esiste una forte discriminazione di genere che relega le ragazze e le donne a player di secondo piano.

A colmare il gap, le storie di chi con la propria esperienza ha scardinato le aspettative tradizionali e portato avanti il proprio percorso STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) con dedizione e tenacia: Eleonora Pucci, per il Gruppo CVA, svolge la professione di tecnica operativa nel settore qualità, sicurezza e ambiente, con ulteriori mansioni di formatrice interna, ispettrice DPI di III categoria e auditor ai sensi delle ISO 45001, 14001 e 9001. Il suo percorso accademico e professionale, insieme alle sfide affrontate, rappresentano la risposta più efficace per ribadire quello che ovvio ancora non è: la scienza è decisamente una “roba da donne”.

Le carriere STEM sono ancora oggi poco diffuse tra le ragazze: come raccontato i dati ISTAT, il 36,8% tra i laureati STEM è rappresentato da uomini, contro il 17% delle donne. Il suo background accademico, invece, dimostra il contrario. In cosa e come si è articolato il suo percorso di studi? 

Il mio percorso di studi è stato articolato, un po’ come lo è la mia personalità, ed affonda radici tra scienza ed arte: a ben guardare, due universi compenetranti. Da figlia di letterati e tecnici, sono passata da un istituto d’arte in cui mi è stato insegnato a potenziare i diversi aspetti della mia personalità creativa, ad un pragmatico universo formato da minerali, rocce e fossili presso l’università degli studi in Scienze Geologiche a Milano.

Quali sono i motivi principali che l’hanno portata a scegliere di specializzarsi nel settore STEM?

Scegliere di cambiare completamente settore di studi, non è stato affatto facile. Anche se originaria di Roma, ci siamo trasferiti con la mia famiglia in Valle d’Aosta che ero poco più che 4enne e, sempre per indole caratteriale particolarmente curiosa e pratica, mi è stato impossibile non innamorarmi più che suoi paesaggi, dei segreti che cime e valli nascondevano sotto la superficie. Tra movimenti tettonici, minerali metamorfosati e misteriosi fossili di conchiglie nascosti fra le vette. Lunghi momenti di confronto con la mia famiglia e con i professori, hanno fatto il resto.

Quali sono state le maggiori sfide opportunità che ha avuto modo di fronteggiare nel percorso?

Ne ho affrontate moltissime e altrettante so che mi aspettano. Una fra tutte, imparare che il cambiamento va vissuto come una straordinaria opportunità per evolvere, come donna, essere umano e parte attiva di una società. Ho dovuto imparare a gestire il senso di inadeguatezza che in alcuni ambienti tecnici una donna si porta inevitabilmente incollato alla schiena, e trasformarlo nel valore aggiunto. 

Nelle scelte accademiche e professionali relative alle materie STEM, quanto influenzano gli stereotipi di genere per cui, troppo spesso, la scienza non è considerata “una roba da donne”? Quanto hanno contato nelle sue?

Lo scoglio più grande che una donna deve superare è direttamente proporzionale al suo livello di emancipazione. Non sono solo la scienza e la tecnica ad essere considerati campi prevalentemente maschili, diciamo che tutto quello che non rientra nella cura della famiglia o nell’economia domestica è un campo in cui la presenza di una donna può creare ombre dietro cui, alcuni colleghi di sesso opposto, si fanno intolleranti. Io sono stata fortunata, ho avuto una famiglia che ha fortemente sostenuto la mia diversità, fornendomi le giuste chiavi di lettura e il carattere, per non scoraggiarmi mai.

Henrietta Leavitt è stata un’astronoma statunitense impiegata a Harvard come donna computer perché le donne all’epoca non erano considerate come astronome. Caroline Herschel, astronoma e matematica, la prima a scoprire una cometa. Ma ha vissuto all’ombra del più famoso fratello. Oggi, invece, a che punto siamo con la visibilità delle donne nel settore STEM?

Moltissimo è stato fatto, ma sarebbe per me ipocrita dire che siamo vicine al traguardo, specie in Italia. Vivo in un paese meraviglioso, che tuttavia mantiene una visione molto patriarcale, con ruoli e aspettative nei confronti di una donna che vengono neanche troppo velatamente imposti.

Oggi lavora per il gruppo CVA: di cosa si occupa e quale aspetto della sua professione, in particolare, la lega alle ambizioni che aveva “da ragazza nella scienza?”

L’azienda per cui lavoro, mi ha dato moltissimo. Ha accresciuto il mio bagaglio culturale, permettendomi di specializzarmi ulteriormente su temi tecnici legati alla salute, alla sicurezza e all’ambiente. Ha sostenuto le mie skills professionali dando ampi spazio e fiducia nella gestione ed organizzazione del mio lavoro. Mi ritengo infatti una persona molto fortunata, anche se credo che ognuno di noi resti l’artefice del proprio percorso.

Cosa devono sapere oggi le ragazze che desiderano avviare una carriera STEM? C’è un messaggio in particolare che vorrebbe indirizzare loro? 

Non importa quanto vi criticheranno, quanto vi faranno sentire in colpa, quanto proveranno a relegarvi in un ruolo o in uno spazio chiuso, difendete i vostri diritti e la vostra passione per le scienze.

Vivete serenamente la più grande avventura della vita, quella di rimanere se stesse, senza lasciarsi condizionare da quello che vogliono gli altri che voi siate. Lungo il percorso, imparerete l’arte del coraggio e svilupperete carattere. Il mondo ha bisogno di voi!

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