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Responsabilità sociale: le 20 aziende mondiali che hanno risposto meglio alla crisi pandemica

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01La risposta più efficace da 11 Paesi del mondo 02Area Asia-Pacifico 03Europa 04America

È tempo di capire chi sono i top Covid-responder, cioè le imprese che meglio hanno risposto alla crisi pandemica cogliendo nuove occasioni di business anche dal punto di vista della responsabilità sociale. A stilare la classifica delle 20 aziende che si sono distinte a livello globale è Truvalue Labs, società del gruppo Usa Factset specializzata nella misurazione di performance di sostenibilità, che attraverso le proprie soluzioni di intelligenza artificiale ha individuato i best player della complessa sfida lanciata dal Coronavirus. Per tale rilevazione è stato utilizzato un nuovo indicatore chiamato Coronavirus ESG Monitor, grazie al quale è stato possibile monitorare i comportamenti Covid-related delle aziende, elaborando oltre centomila fonti di informazione.

01La risposta più efficace da 11 Paesi del mondo

Nelle Top20 c’è anche un po’ d’Italia: si tratta della filiale torinese del gruppo finlandese Ahlstrom-Munksjo Oyj, un’azienda tessile che ha riconvertito i macchinari per la produzione di tessuti da filtrazione industriale, dedicandoli alla produzione di mascherine. Con il risultato che la filiale piemontese è stata in grado di fabbricare 500 milioni di mascherine in un anno. Guardando oltre i nostri confini, la classifica finale comprende aziende a piccola, media e grande capitalizzazione situate in Austria, Canada, Finlandia, Germania, India, Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Usa. Il loro merito è di aver risposto alla crisi attraverso l’innovazione: ad esempio, lanciando un nuovo prodotto, aprendo nuove strutture, sviluppando catene logistiche o collaborando con nuovi soggetti della supply-chain.

02Area Asia-Pacifico

In India si sono distinte la Bharat Electronics, che in soli quattro mesi ha prodotto 30 mila nuovi ventilatori per unità di terapia intensiva, e la Blue Dart Express, specializzata in servizi di logistica, che ha messo a punto un programma intensivo di consegne tagliando i prezzi per le spedizioni di forniture mediche. In Giappone hanno fatto molto bene la Daikin Industries, produttrice di condizionatori virus-killer che ha progettato una maschera facciale riutilizzabile grazie a un filtro sostituibile, e la Shima Seiki Mfg, che realizza macchine per maglieria e che ha diffuso i dati utili a creare con i propri macchinari nuovi tipi di tessuto per mascherine. In Nuova Zelanda il merito va tutto alla Fonterra Co-Operative Group, azienda del settore lattiero-caseario che si è specializzata in un prodotto a base di siero di latte utilizzato per bevande ad alto contenuto proteico per pazienti intubati. Inoltre, la società ha anche prodotto centinaia di migliaia di litri di etanolo per potenziare la fornitura nazionale di igienizzante per le mani e ha utilizzato le proprie stampanti 3D per creare schermi facciali per gli operatori sanitari.

03Europa

Nel Vecchio Continente sono riuscite ad avere delle ottime performance anti-crisi l’azienda turca Arcelik, produttrice di elettrodomestici che ha avviato la fabbricazione di respiratori. Dalla Germania buone notizie per il Deutsche Post DHL Group, specializzato nella logistica e trasporti, che ha collaborato con Pfizer nella distribuzione del vaccino anti-Covid che richiede di essere mantenuto a -70 gradi Celsius. Il buon esempio lo ha dato anche la tedesca Gerresheimer, fra le poche aziende a livello mondiale che produce fiale per vaccini in vetro borosilicato, tra cui quelle che contengono singole dosi di vaccino. Sempre nel settore della logistica di è distinta la svizzera Kuehne und Nagel International, un’azienda di trasporto e logistica che con la sua flotta di 200 unità è riuscita a garantire temperature di -80 gradi Celsius per il trasporto e lo stoccaggio dei vaccini anti-Covid. In Austria è stata avviata a tempi record dalla Lenzing, industria chimica produttrice di fibre, la produzione di mascherine chirurgiche FFP2. Anche il Regno Unito entra nella Top20 grazie allo Smiths Group, che si è impegnato con il governo nella produzione di 10mila ventilatori, riuscendo poi a soddisfare una domanda sei volte superiore rispetto all’accordo iniziale.

04America

Le aziende statunitensi hanno fatto del loro meglio: è il caso della Atlas Air Worldwide Holdings, una società di trasporto aereo che ha aiutato il governo in piena emergenza a importare tutti i dispositivi sanitari utili a fronteggiare il Covid, attraverso carichi di portata eccezionale. La californiana Avery Dennison Corp ha modificato le l’attività di produzione di una sua filiale per realizzare mezzo milione di schermi per il viso con qualità anti-appannamento che poi ha donato a strutture mediche. E ancora la Brookshire Grocery, che ha offerto agli anziani uno sconto del 5% sui generi alimentari e ha erogato ai suoi dipendenti un bonus Covid-19, concordando con lo Stato del Texas la fornitura gratuita di vaccini alla popolazione. L’azienda di materiali Corning ha donato materiale di rivestimento antivirale agli ospedali nella provincia di Hubei, la Cryoport, azienda di logistica della catena del freddo ha consentito non solo la spedizione di vaccini a temperature idonee, ma anche la loro conservazione dopo la consegna. La MSA Safety ha inviato 65.000 maschere N95 agli operatori sanitari in Pennsylvania e ha sviluppato una maschera respiratoria riutilizzabile. La Schrodinger, operativa nel settore software/IT, si è impegnata in attività di ricerca volte a scoprire e sviluppare nuove terapie antivirali a piccole molecole. Infine, la canadese Celestica, che fornisce soluzioni per la supply chain, si è impegnata nella produzione di semilavorati per ventilatori e ha aumentato la produzione di un dispositivo a ultrasuoni portatile utilizzato dai medici per eseguire rapidamente scansioni polmonari.

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