Comunità energetiche rinnovabili: cosa sono e quali vantaggi?

Anche in Italia cittadini e imprese si possono associare per produrre e consumare energia rinnovabile: ecco come funziona e quali sono i vantaggi di queste comunità.

4 minuti
01Comunità energetiche: cosa sono? 02Normativa: il Decreto Milleproroghe 03L’impatto delle comunità energetiche in Italia

01Comunità energetiche: cosa sono?

Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie produttive, l’energia proveniente da fonti energetiche rinnovabili è sempre più accessibile. Una prima soluzione è stata l’introduzione dei sistemi di accumulo da collegare ai propri impianti fotovoltaici, che permette di consumare l’energia al bisogno, minimizzandone l’incostanza nella produzione a seconda delle fasce orarie o delle zone geografiche. Grazie alle comunità energetiche, poi, lo sviluppo dell’energia pulita in Italia fa un ulteriore e decisivo passo in avanti. Di cosa si tratta e come si produce energia rinnovabile e condivisa? Scopriamolo.

Le comunità energetiche rappresentano un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili perché include un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. Questo modello fonda i suoi valori sulla lotta allo spreco energetico e sulla condivisione di un bene fondamentale a un prezzo concorrenziale: per capirne il funzionamento, occorre tenere presente la digitalizzazione a cui anche la rete elettrica si è sottoposta. La rete elettrica sta subendo una metamorfosi perché il mondo digitale consente una connessione a nodi: si è passati da una rete fisica centralizzata, con delle trasmissioni one-to-many (il gestore elettrico che fornisce energia alle case), a una rete digitale decentralizzata, con collegamenti one-to-one e many-to-many. Questa rete incorpora, oltre ai necessari sensori di misura, i complessi algoritmi dell’intelligenza artificiale permettendo la partecipazione attiva anche del singolo cittadino.

Come? Attraverso la Smart Grid, che permette a ognuno può diventare parte di una comunità energetica: chi possiede un impianto fotovoltaico connesso in rete può condividere con altri consumatori la sua energia in eccesso. Chiunque può far parte di una di queste comunità che condividono energia pulita, abbattendo così gli sprechi energetici.

02Normativa: il Decreto Milleproroghe

Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe sono state introdotte anche in Italia le comunità energetiche rinnovabili: associazioni di cittadini, catene di negozi o aziende con uffici nello stesso stabile potranno dotarsi di un impianto condiviso, con una potenza complessiva inferiore a 200 kW, e condividere l’energia prodotta o per il consumo immediato oppure per stoccarla in sistemi di accumulo. L’impianto deve essere connesso alla rete elettrica a bassa tensione, attraverso la stessa cabina di trasformazione a media/bassa tensione da cui la comunità energetica preleva anche l’energia di rete. L’obiettivo primario della creazione delle Energy Community deve essere quello di fornire benefìci ambientali, economici o sociali alla comunità stessa e all’area locale in cui questa opera. Questa comunità non deve quindi tendere a profitti economici e l’autoconsumo collettivo di energia non deve essere la principale fonte di reddito. I rapporti di condivisione devono essere regolati attraverso un contratto di diritto privato: i consumer possono decidere in qualsiasi momento di lasciare la comunità energetica, onorando i contratti concordati precedentemente con i prosumer.

03L’impatto delle comunità energetiche in Italia

 

Lo scenario base previsto da The European House Ambrosetti con una penetrazione del 5% delle 500mila Comunità Energetiche potenziali – basate sulle stime del Politecnico di Milano – prevede una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate. Per i membri delle Energy Community il beneficio economico complessivo potrebbe essere di 2 miliardi € all’anno, considerando i ricavi dell’energia immessa, il risparmio sull’acquisto al netto dell’investimento tecnologico iniziale.

 

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