Emergenza siccità: cosa fare per contrastarla e l’impegno di CVA

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01Allarme siccità_ SOS montagne 02Agricoltura in ginocchio: si cambiano colture e poca resa nella produzione 03Le possibili soluzioni 04L’impegno di CVA per fronteggiare l’emergenza idrica

Allarme siccità, fiumi a secco, laghi prosciugati, razionamento dell’acqua: è questo il preoccupante “bollettino medico” della nostra Penisola, dove ogni giorno si allunga la lista di Regioni che dichiarano lo stato di emergenza.

Una situazione che appare in continuo peggioramento: in base agli ultimi dati Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, risulta che il 28% del territorio nazionale è a rischio desertificazione.

Un problema che non si concentra solo al Sud, ma che ormai tocca da vicino anche il Nord Italia, come dimostra l’abbassamento del livello del Po, il cui livello idrometrico in prossimità del Ponte della Becca è sceso a meno 3,7 metri (livello più basso degli ultimi 70 anni), e di molti altri fiumi e laghi del Settentrione, ad esempio il Lago Maggiore con un grado di riempimento del 22,7%, e quello di Como che è al 30,6%.

01Allarme siccità_ SOS montagne

La situazione è critica anche sulle montagne: a ricordarlo non c’è solo la tragedia della Marmolada, che con il distaccamento di una parte del suo ghiacciaio ha provocato numerose vittime, ma anche la situazione preoccupante delle altre vette del Trentino dove è stata misurata una quantità di neve sui ghiacciai compresa tra il 50% e il 60% del valore medio della serie storica.

Delicata anche la situazione in Valle d’Aosta, attentamente monitorata da uno studio della Società Meteorologica che ha analizzato la salute del ghiacciaio del Grand Etrét (Valsavarenche): l’accumulo di neve medio è di 127 centimetri, vale a dire il livello più basso finora registrato e inferiore di circa il 62% rispetto alla media del periodo 2000-2021 (cm. 331) e dell’11% per quanto riguarda la normale densità.

Non va meglio in Veneto: sulle montagne non c’è più neve e le falde sono a secco, mentre il fiume Adige nel tratto che attraversa la regione veneta è al minimo, proprio come gli altri corsi d’acqua.

02Agricoltura in ginocchio: si cambiano colture e poca resa nella produzione

La conseguenza della mancanza di precipitazioni, le vette senza neve e i fiumi in secca hanno determinato una grave e generalizzata carenza di disponibilità idrica che sta mettendo in difficoltà diversi settori.

Il primo allarme arriva da Coldiretti, che nella Pianura Padana ritiene a rischio il 30% della produzione agricola nazionale e metà dell’allevamento. Ma le difficoltà riguardano tutta la Penisola, dove le scarse precipitazioni hanno portato addirittura a cambiare le scelte di coltivazione del territorio: ad esempio, sono diminuite di diecimila ettari le semine di riso, che richiedono molta acqua, a favore della soia.

Ma si è ridotta anche la resa di produzione delle coltivazioni in campo: il grano quest’anno segna un calo del 15% delle rese alla raccolta e le stesse difficoltà si registrano anche per girasole e mais.

Problemi anche per la coltivazione dei foraggi per l’alimentazione degli animali e per ortaggi e frutta, che hanno bisogno di acqua per crescere.

03Le possibili soluzioni

Cosa fare? Tra le soluzioni proposte ci sono da una parte la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, dall’altra il suggerimento è di ovviare al problema delle perdite di rete del sistema idrico integrato.

Secondo i dati di Arera, queste perdite si aggirano intorno al 40%, ma su questo fronte già si registrano dei miglioramenti grazie a una campagna di investimenti che è aumentata da 1 a 4 miliardi negli ultimi 10 anni e che ora può attingere anche alle risorse del Pnrr.

Una cosa è certa: la situazione richiede interventi immediati vista l’intensificazione di situazioni prolungate di caldo anomalo generate dal cambiamento climatico.

04L’impegno di CVA per fronteggiare l’emergenza idrica

Il Gruppo CVA, da sempre attento alle esigenze del territorio e dell’ambiente in cui opera, nel mese di giugno 2022 ha attivato misure straordinarie per calmierare l’emergenza idrica che sta interessando il Nord Italia.

Di concerto con gli organi preposti della regione Valle d’Aosta, la soglia di rilascio dei grandi invasi nel mese di giugno 2022, è stata portata al 75%, che costituisce il massimo rilascio tecnicamente possibile al fine di evitare un danno sia al sistema produttivo idroelettrico sia al sistema di regolazione della rete di trasmissione nazionale, incrementandola di oltre il 30% rispetto a quanto effettuato nell’analogo periodo del 2021.

A testimonianza di questo apporto ampissimo, si evidenzia, come emerso recentemente nella riunione tecnica del Distretto del Po, che la Dora Baltea è il fiume che sta garantendo il maggior apporto tra tutti gli affluenti.

In un anno in cui i bacini idrici CVA hanno un livello d’invaso inferiore di oltre il 40% rispetto al 2021, tale scelta aziendale, che ha consentito un deflusso di oltre 41 milioni di metri cubi d’acqua verso il Piemonte nel solo mese di giugno, dimostra la chiara volontà del Gruppo di contemperare le esigenze ambientali con quelle industriali.

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