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Idrogeno verde: cos’è e perché è importante per la transizione energetica

3 minuti
01Verde, grigio e blu: i colori dell’idrogeno 02Il futuro si tinge di verde 03A che punto siamo in Italia?

C’è quello grigio, quello blu e quello verde. Ma non è solo una questione di colori. Ogni tipologia di idrogeno presenta caratteristiche diverse che lo rendono più o meno sostenibile. L’Europa sceglie di puntare sulla versione green, perché l’idrogeno verde appare come un’alternativa più pulita, efficace e rinnovabile rispetto ai tradizionali combustibili fossili. E pare che entro il 2050 potrebbe occupare un’importante quota del mix energetico, passando da meno del 2% al 14%.

01Verde, grigio e blu: i colori dell’idrogeno

La domanda sorge spontanea: perché si chiama idrogeno verde? Semplicemente perché si tratta di una variante di idrogeno prodotta a impatto ambientale zero mediante l’elettrolisi dell’acqua, che a sua volta è alimentata da energie provenienti da fonti rinnovabili. Nulla a che vedere con l’idrogeno grigio, ottenuto attraverso lo steam reforming –  processo di interesse industriale per la produzione di syngas a partire da idrocarburi e vapore acqueo – del metano: questa tipologia di processo è altamente inquinante perché disperde nell’ambiente un’enorme quantità di anidride carbonica. Meglio l’idrogeno blu, anche lui eco-friendly, visto che in questo caso la sua produzione attraverso steam reforming del metano prevede la contestuale cattura delle particelle di CO2, che in questo modo non vengono messe nell’atmosfera.

02Il futuro si tinge di verde

Tra le misure messe a punto dagli Stati con vocazione green, ci sono un piano di stanziamento di fondi per l’incremento della produzione di idrogeno e per la produzione di infrastrutture funzionanti mediante idrogeno. Alcuni progetti fissano già al 2023 il termine per la costruzione di impianti di produzione di idrogeno mediante elettrolisi ad energia solare, altri si pongono l’obiettivo di raggiungere la soglia di 500 MW di capacità entro il 2025. Le difficoltà legate alla realizzazione di questi traguardi riguardano la grande quantità di energia elettrica rinnovabile necessaria per la realizzazione del processo di elettrolisi. C’è da dire che la situazione sta cambiando, grazie alla notevole diminuzione dei costi di produzione e dei prezzi delle energie pulite avvenuto negli ultimi anni. Con l’abbassamento dei costi di produzione dell’idrogeno e l’aumento della sua domanda, il prezzo dell’idrogeno verde potrebbe passare dai 6 dollari al kg attuali, fino a 1,7 dollari al kg entro il 2050. È questo l’anno della svolta: quello in cui l’idrogeno verde potrebbe entrare a far parte della nostra quotidianità in termini di energia.

03A che punto siamo in Italia?

E in Italia cosa sta accadendo su questo versante? Sull’argomento risponde il primo “Hydrogen Innovation Report 2021” firmato dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui è urgente che l’Italia definisca la propria strategia nazionale per l’idrogeno, indicando con precisione gli obiettivi che intende realizzare e i percorsi per raggiungerli, sulla scia della strategia europea e come già fatto dai principali Paesi membri. Il key-message dello studio sprona il nostro Paese a fare di più e in fretta: il tempo per sviluppare in Italia un mercato dell’idrogeno verde a zero emissioni si sta esaurendo, perciò occorre agire subito.

 

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