La sostenibilità dell’acqua e dell’energia di CVA raccontata da Linea Blu

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01SOS ghiacciai: la situazione in Valle d’Aosta 02L’incredibile gigante della Valpelline: la diga di Place Moulin

L’attuale emergenza idrica sta mettendo a rischio la risorsa più preziosa della terra, l’acqua. La crisi climatica e le temperature estreme stanno ridisegnando il territorio: a causa delle scarse precipitazioni invernali e del caldo torrido estivo, i ghiacciai si stanno ritirando e i corsi d’acqua sono quasi prosciugati.

Eppure, gestire l’acqua è da sempre una priorità per l’uomo, capace da tempo di creare dei sistemi idrici virtuosi anche in Italia: a indagare su come e dove sono state messe a punto queste best-practice, la trasmissione Linea Blu nella puntata dal titolo “Il Mare di ghiaccio” dedicata alla Valle d’Aosta. In onda su RaiUno lo scorso 16 luglio, è ora disponibile su RaiPlay e ha visto protagonista l’impegno del Gruppo CVA sul territorio valdostano.

In Valle d’Aosta, infatti, si trovano gli antichi Ru: i fitti reticoli di canali che fin dal Medioevo l’uomo ha realizzato per non disperdere le acque nell’irrigazione dei campi; poi è arrivato il tempo degli invasi e delle imponenti dighe, e ancora delle centrali idroelettriche, che permettono di contenere, conservare, distribuire l’acqua e generare elettricità sostenibile. “Questo sistema virtuoso” – spiega Giuseppe Argirò, Amministratore Delegato del Gruppo CVA – “consente alla Valle d’Aosta di impegnarsi con un piano di decarbonizzazione al 2040, attuabile grazie all’esemplare gestione della risorsa idrica e alla produzione di energia green che CVA, azienda 100% rinnovabile, fin dalla sua nascita avvenuta 21 anni fa, ha sviluppato con investimenti solo nel settore rinnovabile. Questa strategia sostenibile ha collocato CVA tra le prime 5 aziende in Italia per la produzione di energia rinnovabile. E in questo modo la Valle d’Aosta riesce a dare un contributo importante al processo di decarbonizzazione dell’intero Paese”.

01SOS ghiacciai: la situazione in Valle d’Aosta

Un impegno, quello della Valle d’Aosta e di CVA, che assume un valore fondamentale nello scenario attuale: lo dimostra la puntata di Linea Blu che prende il via a quasi 4 mila metri di altezza su “La mer de glace”, il mare di ghiaccio del Monte Bianco messo a dura prova dal cambiamento climatico: “Nel territorio valdostano c’erano 184 ghiacciai, ne sono spariti 32 e ogni anno viene persa una superficie equivalente alla città di Aosta – spiegano gli esperti della Fondazione Montagna Sicura “il cambiamento climatico è oggi e non è domani, i nostri ghiacciai rischiano di ritirarsi ancora tantissimo, mettendo in pericolo la nostra risorsa idrica”.

A confermarlo anche il livello dell’acqua della spettacolare diga del Goillet, a quota 2527 metri ai piedi del Cervino, dove Edoardo Cremonese dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPA) lancia l’allarme: “Siamo ben lontani rispetto al potenziale degli 11 milioni di metri cubi di acqua. Oggi siamo sostanzialmente a un terzo: negli ultimi 20 anni non si era mai registrato un livello così basso in questo bacino idrico, frutto di un inverno caldo e con poche precipitazioni. Ed è strano assistere a questa situazione per noi che siamo abituati ad avere ampie scorte e siamo i territori che riforniscono d’acqua la pianura, fino al mare, in una continua connessione. La montagna viene vista come lontana e isolata, invece è un continuo flusso dall’alto verso il basso”.

È proprio questo grande serbatoio d’acqua alimentato dai ghiacciai delle nostre Alpi che i valdostani utilizzano per produrre energia idroelettrica, considerata da ARPA una risorsa strategica per produrre energia rinnovabile: ”L’energia idroelettrica è una fonte rinnovabile già presente nel nostro territorio – spiega Cremonese – “gli invasi e le dighe svolgono un ruolo tampone rispetto all’eolico e al fotovoltaico , perché garantiscono all’idroelettrico di produrre energia rinnovabile anche quando le altre fonti verdi, come sole e vento, si bloccano”.

Nelle parole di Cremonese, trovano spazio ulteriori spiegazione sull’impatto dell’idroelettrico: “Bisogna distinguere tra questo tipo di invaso di grandi dimensioni che produce tantissima energia e svolge un effetto tampone rispetto alle altre fonti rinnovabili e quegli impianti chiamati “affluenti”, che prelevano acqua dai torrenti per reimmetterla subito, producendo quantità di energia residuale. È saggio concentrare la produzione e l’impatto dove già esistono le infrastrutture e lasciare liberi gli altri corsi d’acqua. Bisogna trovare il giusto equilibrio per vivere in modo sostenibile e in equilibrio con la natura”.

02L’incredibile gigante della Valpelline: la diga di Place Moulin

Visitando le grandi dighe, Linea Blu si sofferma sulla più imponente, quella di Place Moulin in Valpelline. Al tempo in cui fu progettata e realizzata, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, era la più grande d’Europa, oggi è la quarta o quinta come dimensioni.

È entrata in pieno esercizio nel 1969 ed è un enorme bacino che ha una capacità di invaso di 100 milioni di metri cubi di acqua. Potrebbe essere soprannominata “un incredibile gigante” considerando i suoi numeri: è una diga alta fuori terra 155 metri, caratterizzata da un reticolo in cemento che la “ancora” alle rocce sottostanti per altri 120 metri.

È collegata con delle condotte alla centrale idroelettrica di Valpelline, che ha una capacità produttiva per un consumo pro-capite annuo di 300 mila persone.

Questo significa, come spiega l’AD del Gruppo CVA Argirò, che “CVA non solo alimenta tutto il territorio della Valle d’Aosta dal punto di vista energetico, ma possiede anche una capacità di esportazione che ci consente di vendere energia sui mercati. Contando 6 grandi dighe, 32 centrali e una serie di impianti di altre fonti rinnovabili, siamo un’azienda tutta di proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta e allo stesso tempo un soggetto esportatore di energia, quindi diamo un contributo al sistema energetico nazionale con una produzione di 3 miliardi di kilowattora l’anno, di cui circa 2,8-2,9 da fonti idroelettriche”.

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