Le donne che salvano il pianeta, difendendolo

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01Greta Thunberg 02Alexandria Ocasio-Cortez 03Jane Fonda 04Wangari Muta Maathai 05Sanna Marin 06Ariane Benedikter

La rivoluzione ambientale è donna: dalle giovani Greta Thunberg e Alexandria Ocasio Cortez, alla carismatica Jane Fonda, sono tante e determinate le donne che oggi combattono per un’unica grande causa, la salute del nostro Pianeta. Provenienti da generazioni diverse e background umani e professionali disparati, le donne che salvano il mondo non sono eroine ma personalità intelligenti e tenaci, focalizzate sull’obiettivo comune: allertare l’opinione pubblica sulle gravi conseguenze del cambiamento climatico e convogliare le energie collettive verso l’equilibrio ambientale e sociale.

A considerare fondamentale il coinvolgimento dell’universo femminile nelle tematiche ambientali sono, in primis, le Nazioni Unite: già 10 anni fa, nell’Annual Report 2009 UNFPA (The United Nations Population Fund), veniva dichiarato che “la comunità internazionale avrà successo nella sua lotta contro i cambiamenti climatici se le politiche, i programmi e i trattati terranno conto dei bisogni, dei diritti e delle potenzialità delle donne”. Celebra la Giornata internazionale della donna lasciandoti ispirare dalle loro storie: il cambiamento parte anche da te.

01Greta Thunberg

È il 20 agosto 2018 quando Greta Thunberg, classe 2003, si siede per la prima volta davanti al Parlamento svedese a Stoccolma in protesta contro l’inerzia del governo di fronte al climate change.  La decisione di questo gesto nasce di fronte delle eccezionali ondate di calore e degli incendi boschivi senza precedenti che avevano colpito il suo paese durante l’estate: con il suo slogan ormai famosissimo, Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima), Greta Thunberg chiede interventi immediati a tutela della Terra.  La sua iniziativa ha dato vita a un vero e proprio movimento globale delle nuove generazioni per il clima, Fridays For Future, che ha portato nelle piazze di tutto il mondo migliaia di giovani. L’azione della Thunberg parte dalle sue scelte personali: il veganesimo, il rifiuto di muoversi in aereo per le eccessive emissioni di CO2, la scelta di utilizzare solo vestiti di seconda mano, ma si fonda fin da subito sui rilievi e sugli avvertimenti degli scienziati, per molto tempo inascoltati. I suoi discorsi pubblici riprendono con attenzione e precisione i contenuti resi disponibili dai più autorevoli scienziati e mobilitano l’opinione pubblica, molto spesso dividendola.

02Alexandria Ocasio-Cortez

Alexandria Ocasio-Cortez è una giovane donna di origine ispano-americana nata nel 1989 a New York e laureata in Economia e relazioni internazionali: diventa un personaggio pubblico di rilievo internazionale quando, contro ogni previsione, vince con largo vantaggio le elezioni primarie e diventa la più giovane donna eletta al Congresso degli Stati Uniti d’America. Nel suo programma politico, l’ambiente ha un ruolo di primo piano: convinta che negli Stati Uniti “i cambiamenti climatici costituiscano una minaccia diretta alla sicurezza nazionale”, propone il Green New Deal. Secondo quanto scritto nel documento, il governo federale deve impegnarsi a ridurre l’aumento della temperatura perché è suo dovere assicurare a tutti i cittadini “aria salubre, acqua pulita, comunità resilienti, cibo sano e l’accesso alla natura”. Per preservare quest’ultima si suggerisce il coinvolgimento delle comunità indigene che conoscono meglio di chiunque altro le terre che per primi hanno insediato. Proprio per questo, secondo i promotori del Green New Deal, è fondamentale porre fine alle discriminazioni nei confronti dei nativi, dei migranti, dei più poveri, dei disabili e delle donne. A tutti si devono garantire l’istruzione superiore gratuita, un lavoro – puntando sui green jobs – e l’assistenza sanitaria, riducendo le disuguaglianze a livello economico.

03Jane Fonda

Iconica nel suo cappotto rosso, simbolo delle sue proteste, l’attrice Jane Fonda contribuisce attivamente alla battaglia per il clima e, ogni venerdì, manifesta a Capitol Hill, al fianco di Greenpeace, dei ragazzi dei Fridays For Future e dei manifestanti di qualsiasi provenienza, senza arretrare di un passo, fino all’arresto. Fonda un’associazione, la Fire Drill Fridays e si trasferisce a Washington con uno scopo preciso: essere più vicina al fulcro delle proteste e poter guidare manifestazioni settimanali a Capitol Hill. “La crisi climatica non è una questione isolata”, racconta, “ma coinvolge tutti i settori dell’economia e della società. Per questo motivo, ogni manifestazione del venerdì avrà un focus diverso in relazione al clima. Scienziati, leader di movimento, esperti, attivisti, capi indigeni, membri della comunità e giovani si riuniranno per condividere le loro storie e chiedere che vengano intraprese azioni prima che sia troppo tardi”.

04Wangari Muta Maathai

Biologa, ambientalista e attivista politica: Wangari Muta Maathai nasce a Nyeri (Kenya) nel 1940, si laurea in biologia all’Università del Kansas e all’Università di Pittsburgh e, ritornata in Kenya, comincia a lavorare nel dipartimento di ricerca in medicina veterinaria all’Università di Nairobi diventando la prima donna in Africa centrale orientale a fare carriera universitaria. Ogni sua azione, ha puntato ad alleviare la povertà della gente del suo Paese cercando di creare progetti dal basso, partecipati e a difesa dell’ambiente. Nel giugno del 1977 pianta sette alberi in memoria degli eroi nazionali del Kenya: da questa semplice iniziativa, nasce progressivamente il movimento “Green Belt Movement” contro il degrado ambientale, ma anche contro la corruzione del partito unico di Daniel arap Moi. Le attiviste vengono incarcerate e minacciate di morte, ma continuano a distribuire semi e a insegnare alle altre a curare i vivai, a difenderli con forme di lotta non violente. Nel 1985 il terzo vertice delle Nazioni Unite sulle donne si tiene a Nairobi, le delegate sono accompagnate a vedere gli alberi da frutta e da legna che stanno crescendo attorno alle scuole, alle chiese, ai campi coltivati. Ne nasce il Pan African Green Belt Network che in quindici paesi combatte la desertificazione, la siccità e la fame. Il risultato: una cinta verde di quasi 30 milioni di alberi che attraversa l’Africa subsahariana.

05Sanna Marin

Premier del governo finlandese a soli 35 anni e alla guida di un pentapartito di sole donne, Sanna Marin punta tutto su ecologia e sostenibilità. Già ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni, prima ancora ha lavorato nella commissione ambiente. Sin da subito, ha dichiarato che la lotta contro il cambiamento climatico è la sfida più difficile e il compito prioritario del suo governo. Al potere insieme alle leader di sinistra radicale, verdi, centro e partito liberal della minoranza svedese, ha proposto di creare un fondo statale per favorire gli investimenti ecologici che puntano alla conversione all’energia pulita fino alla carbon neutrality nel 2035. Il capitale del fondo previsto da Sanna ammonterà ad almeno 2 miliardi di euro, e ogni comparto dell’economia finlandese, da agricoltura e foreste fino alle industrie piú avanzate come Kone o Nokia, sono state sollecitate dalla premier a impegnarsi al massimo nel campo dell’energia rinnovabile. Inoltre, chiunque usi energia pulita – cittadini o aziende – gode di sgravi fiscali sulle aliquote finlandesi.

06Ariane Benedikter

Non le piace definirsi “la Greta Thunberg italiana”, ma l’impegno e l’attivismo sono gli stessi: dai tempi delle elementari la bolzanina Ariane Benedikter è un’ambientalista convinta. A diciotto anni è stata insignita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di «Alfiere d’Italia» per il suo impegno ambientalista. Tutto è iniziato nel 2010, quando aveva dieci anni: una zia insegnante l’aveva invitata a partecipare al Plant for the Planet a Campo Tures (Alto Adige) dove i bambini e le bambine dovevano piantare un albero. Ariane, che ha fatto la sua parte piantando già 200 alberi, ora visita le scuole per sensibilizzare le giovani generazioni alla tutela dell’ambiente.

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