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Sardegna, obiettivo prima isola green e bio entro il 2030

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01Filiere bio e sarde al 100% 02Un nuovo metodo di lavoro per la popolazione locale

Non basteranno né il profumo del mirto o del finocchietto selvatico, e neanche le acque cristalline o le spiagge di sabbia bianca per trasformare la Sardegna entro il 2030 nella prima isola totalmente naturale e biologica. Ma servirà un programma serrato e ambizioso, come quello messo a punto dal comitato promotore del progetto, che si è recentemente costituito a Ollolai, in provincia di Nuoro, nel cuore della Barbagia.

 

01Filiere bio e sarde al 100%

È la sostenibilità a disegnare il futuro prossimo della Sardegna green, caratterizzata da filiere di alimenti al 100% certificati come naturali, bio e totalmente sardi, destinati non solo alle persone, ma anche agli animali. L’obiettivo è quello di incentivare il ritorno alla produzione di materie prime locali riscoprendo produzioni tradizionali, che garantiscano all’isola un approvvigionamento alimentare basato su cibo sano, genuino, certificato e prodotto nel pieno rispetto dell’ambiente.

Non è un caso che sia proprio la Sardegna a voler dare questa totale svolta bio e naturale alla propria produzione. Le premesse ci sono tutte visto che l’isola vanta una serie di primati: è la prima regione nel Mediterraneo in cui si pratica l’allevamento degli ovini al pascolo. Inoltre, con le sue duemila aziende agricole e circa 120 mila ettari, è al settimo posto nella classifica delle Regioni italiane bio secondo Coldiretti. Non solo, le sue performance superano anche quelle di altre zone europee: è sopra la media dell’Unione europea sull’incidenza della superficie biologica sulla Superficie Agricola Utilizzata (SAU), con circa il 10% rispetto ad una media UE che si ferma all’’8%. Ed è già da un anno che è stato riconosciuto il distretto regionale del Biologico (Distretto Sardegna Bio).

02Un nuovo metodo di lavoro per la popolazione locale

Promotrice del progetto è l’associazione La Base, che è riuscita a coinvolgere le associazioni di categoria, ambientaliste e culturali, cooperative, professionisti, politici e singoli cittadini. Un impegno che nasce dalla convinzione di rendere la Sardegna l’avamposto mondiale in cui si pratica la vita umana compatibile con la resilienza del pianeta. Come? Le modalità sono già state individuate, spiegano i promotori: “Stabilendo un preciso metodo di lavoro per le popolazioni che vivono in questa terra, per riprendersi quella naturalità che garantirebbe lo sfruttamento di tutto il territorio regionale, produzioni di qualità e quantità adeguate alla popolazione residente e a quella dei turisti che amano la nostra terra”.

Non rappresenta una novità il forte impegno della Sardegna nel settore della sostenibilità: l’Isola è tra le cosiddette “regioni virtuose”, con il 36% di energia elettrica derivante da FER (Fonti Energetiche Rinnovabili). Tra le più utilizzate ci sono le bioenergie e l’eolico, seguite a breve distanza dal solare.

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