Transizione energetica: i comuni rinnovabili che la portano avanti

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01Comunità rinnovabili: il rapporto di Legambiente 02I comuni virtuosi 03Obiettivi futuri: crescita dell’energia pulita più sostenuta

Eliminare tutti gli ostacoli che impediscono di scambiare energia da fonti rinnovabili nei condomini, in un distretto produttivo così come in un territorio agricolo: si tratta di uno scenario auspicabile, a cui concorrono sia le politiche a riguardo che il forte deprezzamento del solare, dell’eolico e delle smart grid. I produttori-consumatori, definiti prosumer, saranno i protagonisti della definitiva transizione verso un modello energetico sempre più distribuito, nella prospettiva di ridurre consumi e trovare soluzioni locali efficienti basati sulle energie pulite.

01Comunità rinnovabili: il rapporto di Legambiente

Ogni anno, Legambiente fotografa lo sviluppo delle fonti rinnovabili nei territori italiani, attraverso la descrizione di buone pratiche, mappe e speciali classifiche in cui vengono descritte lo sviluppo delle diverse tecnologie. L’analisi racconta il cambiamento che attraversa il nostro Paese e, secondo l’ultimo rapporto 2020, sono 41 i Comuni 100% rinnovabili, ovvero quelle realtà territoriali che possono definirsi autosufficienti dal punto di vista energetico, elettrico e termico. Rientrano in questa categoria quei comuni il cui mix di fonti rinnovabili installate riesce a soddisfare i fabbisogni elettrici e termici dei cittadini residenti: riscaldamento di case, uffici, acqua calda per usi sanitari ed usi elettrici. Per costruire questa classifica, Legambiente mette assieme le informazioni raccolte che riguardano i diversi impianti installati nei territori, in modo da calcolare il rapporto tra l’energia prodotta e quella consumata dalle famiglie residenti. Questo perché il rapporto tra produzione e consumi nell’ambito di un Comune è comunque un riferimento significativo poiché dimostra come sia possibile soddisfare i fabbisogni delle famiglie attraverso le fonti rinnovabili installate sui tetti e nei territori, avvicinando così domanda e produzione di energia.  L’ultimo rapporto, dal titolo “Comunità Rinnovabili”,  raccoglie storie e numeri che riassumono sul fronte energetico e sociale la giusta strada da percorrere in un Paese dove in un decennio sono stati installati oltre un milione di impianti tra elettrici e termici in 7.911 comuni italiani contro i 356 di partenza e dove in questi dieci anni il contributo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano si è tradotto in un aumento della produzione energetica di quasi 50 TWh passando da 63,8 TWh del 2008 a 114,8 TWh del 2019.

02I comuni virtuosi

Ad oggi, in Italia, sono 7.776 i comuni dove è installato almeno un impianto fotovoltaico, 7.223 quelli del solare termico, 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro nord) e 1.049 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud), 3.616 quelli delle bioenergie e 594 quelli della geotermia. Notevole il numero delle installazioni: in Italia sono 778 mila gli impianti fotovoltaici, oltre 3.539 idroelettrici, 4.805 eolici, 2.808 a bioenergie, 15.365 geotermici tra alta e bassa entalpia, a cui aggiungere 4,4 milioni di metri quadri di impianti di solari termici e oltre 66mila impianti a bioenergie termici. A livello regionale, la Lombardia è la regione con il maggior numero di impianti a fonte rinnovabile in Italia, con 8,3 GW di potenza installata. La Puglia, invece, vanta il numero maggiore di installazioni delle “nuove” rinnovabili, ossia solare e eolico (rispettivamente pari a 2,5 e 2,6 GW). Inoltre, la classifica stilata da Legambiente, premia la capacità di muovere il più efficace mix delle diverse fonti e i comuni citati dimostrano appieno come questa prospettiva sia vantaggiosa: tra questi, realtà come Dobbiaco e Prato allo Stelvio, entrambe in provincia di Bolzano, e Primiero San Martino di Castrozza in provincia di Trento. In questi territori la produzione locale è assicurata dal mix delle tecnologie: impianti idroelettrici, biomasse, biogas, solare fotovoltaico e termico, reti di teleriscaldamento, mentre la distribuzione avviene attraverso reti in media e bassa tensione locali. L’intera filiera i è gestita da cooperative energetiche o società pubbliche, in cui cittadini, amministrazioni e aziende locali sono unite con un l’obiettivo di autoproduzione e indipendenza energetica. L’analisi mette in evidenza anche ben 3.300 Comuni 100% elettrici, ovvero in grado di produrre, grazie ad una o più tecnologie, più energia elettrica di quella necessaria alle famiglie residenti.

03Obiettivi futuri: crescita dell’energia pulita più sostenuta

Nonostante i dati possano suggerire diversamente, in Italia la crescita dell’energia pulita continua ad essere troppo lenta – con una media di installazioni all’anno dal 2015 ad oggi di appena 459 MW di solare e 390 di eolico – e a ritmi inadeguati rispetto a quanto si dovrebbe fare per rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici: per Legambiente i prossimi dieci anni saranno cruciali per raggiungere almeno 80-100 TWh di produzione rinnovabile al 2030, mentre in parallelo si dovranno ridurre i consumi attraverso l’efficienza.  L’associazione ambientalista lancia al Governo dieci proposte-priorità che devono entrare nel Recovery Plan, chiedendo una semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti da fonti rinnovabili di piccola taglia e l’introduzione di nuove linee guida per accelerare i progetti di grandi dimensioni in tutte le regioni; il recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche e lo sblocco dei progetti fino a 200 kW con l’introduzione di un fondo per l’accesso al credito a tassi agevolati;  la promozione di progetti di agrivoltaico; l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e la revisione della tassazione energetica sulla base delle emissioni.

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