

Ognuno di noi oltre ad avere un’impronta digitale porta con sé anche un’impronta idrica, cioè l’acqua che non solo consapevolmente beve (in media 2 litri al giorno), ma anche l’acqua che consuma direttamente (circa 50 litri lavandosi, cucinando, pulendo la casa, innaffiando le piante) e quella che consuma indirettamente, necessaria per produrre il cibo di cui si nutre.
Per ogni individuo, in Italia, si calcola che l’impronta idrica quotidiana sia pari a 6.300 litri consumati. Tantissimi, visto che il dato risulta essere quasi il doppio rispetto alla media globale.
01Impronta idrica e cibo: un binomio da considerare
Se analizziamo il dato, si scopre che ben il 90% della nostra impronta idrica dipende proprio dal cibo consumato. Infatti, l’acqua che immagazziniamo nel nostro organismo attraverso il cibo è nettamente superiore a quella che beviamo. Il problema sta nel fatto che gli alimenti hanno bisogno di quantità a volte enormi di acqua per essere prodotti e arrivare nelle nostre tavole.
Anche a tavola quindi possiamo fare del bene al Pianeta, seguendo una dieta sostenibile che tenga in considerazione di quanta acqua viene consumata per produrre gli alimenti e favorendo il consumo di quelli a minor impatto.
In questo modo, si potrebbe ridurre l’impronta idrica europea addirittura del 23%. Siete curiosi di sapere quali sono i cibi migliori per seguire una dieta non idrovora? Scopriamolo subito.
02Il dispendio idrico della carne
Tra gli alimenti più idrovori, c’è sicuramente la carne. Basti pensare che la bistecca ha bisogno di grandissime quantità di acqua per arrivare nel piatto, visto che l’acqua è necessaria per dissetare il bestiame e si trova nel mangime degli animali.
In media per produrre un chilogrammo di carne di origine bovina nel mondo ci vogliono 15.139 litri di acqua. Ne servono meno per produrre la stessa quantità di carne di agnello (10.412 litri), maiale (6.299 litri) e pollame (3.960 litri).
03Formaggio, uova e pesce: equilibrare il consumo
Anche formaggio, uova e pesce sono alimenti di origine animale, che troviamo frequentemente sulle nostre tavole e fanno parte della dieta quotidiana di molti.
La loro impronta idrica è notevole visto che sono richiesti 5.253 litri di acqua per produrre un chilogrammo di formaggio, 2.562 litri per altrettanta quantità di uova e 2.314 litri per un chilo di pesce.
04Cereali, pane e pasta: scegliere le giuste tipologie
In questa categoria registra il maggior consumo di acqua la coltivazione del riso, che ne richiede 1.597 litri per la produzione di un chilo di chicchi.
Attenzione a dire – “Butta un po’ di pasta in più!”– perché ci vogliono 1.509 litri di acqua per un chilogrammo di spaghetti, rigatoni o fusilli. Anche per il pane, l’uso dell’acqua è fondamentale: per produrre un chilo di pane in media sono necessari circa 902 litri d’acqua.
05Frutta, verdura per un'alimentazione amica dell'ambiente
A richiedere tantissima acqua sono i legumi (4.165 litri), mentre il resto degli alimenti che non sono di origine animale hanno un’impronta idrica inferiore: ad esempio, per produrre un chilo di verdura occorrono, in media, 336 litri di acqua. Si comporta bene anche la frutta, che necessita in media di 748 litri di acqua.
L’alimento meno idrovoro in assoluto sono le patate e gli altri tuberi, che si fermano a 287 litri.
Da dove iniziare per ridurre l’impronta idrica della propria alimentazione? Da piccoli gesti che fanno la differenza, come il Mercoledì Veg: in tutto il mondo si è ormai diffusa la pratica di scegliere un giorno a settimana in cui cucinare un menù esclusivamente a base di verdure. Mangiare vegetariano, o vegano, part-time può essere uno dei primi passi per condurre uno stile di vita più consapevole e sostenibile.
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