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COP26, Rinnovabili: ecco cosa prevede la conferenza sul cambiamento climatico

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01COP26: gli obiettivi e perché è particolarmente importante 02Rinnovabili: cosa prevede la COP26

Coordinare un piano d’azione per affrontare il cambiamento climatico: è questo l’obiettivo primario della COP26 che, dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, riunisce a Glasgow i leader mondiali per raggiungere un accordo unanime sulle strategie e i piani di azione per tutelare l’ambiente, favorire la transizione ecologica e rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso verso basse emissioni di gas a effetto serra e uno sviluppo resiliente al clima. Per questo motivo, da circa trent’anni, l’Organizzazione delle Nazioni Unite riunisce quasi tutti i Paesi della terra per un vertice globale sul clima: il nome COP, ovvero “conferenza delle parti”, si riferisce proprio agli obiettivi congiunti che le parti si impegnano a perseguire. La COP26 è la ventiseiesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: la maggior parte degli esperti è concorde nel sottolinearne il carattere straordinario e urgente. Ecco perché e quali sono gli obiettivi del vertice di quest’anno.

01COP26: gli obiettivi e perché è particolarmente importante

In queste settimane i leader mondiali si ritrovano – virtualmente e dal vivo – a discutere di clima in un percorso di incontri che, da Glasgow, culminerà nelle prime due settimane di novembre nella capitale scozzese, dove si terrà la Cop26, una conferenza dedicata al cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite. La prima COP si è tenuta a Berlino nel 1995 e da quella volta si è ripetuta ogni anno: in particolare, la COP21 è diventata ancora più celebre perché ha sancito la sigla dell’Accordo di Parigi con cui i Paesi di tutto il globo si sono dati l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni di gas serra così da mantenere l’aumento di temperatura media del Pianeta entro i +2°C, e possibilmente non sopra la soglia critica di +1,5°C. La COP26 è particolarmente importante perché arriva in un momento di spinta molte forte per la lotta al cambiamento climatico: due anni fa, all’ultima Cop di Madrid, l’allora presidente americano Trump aveva deciso di uscire dagli accordi di Parigi, scatenando la voce di protesta del mondo: giovani e non, privati e aziende, ma anche influencer, artisti, sportivi, chiedono di fare di più e fare meglio. L’obiettivo prioritario della COP26 resta la riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, ma nella conferenza di quest’anno si cercherà di guardare ancora più avanti, puntando alla cosiddetta neutralità carbonica, cioè a una situazione di emissioni nette pari a zero, entro il 2050. Per dare concretezza a questo piano d’azione, diventa rilevante anche il coinvolgimento della finanza pubblica e privata: la transizione ecologica infatti, premettono le Nazioni Unite, richiederà l’impegno di investitori pubblici e privati e la disponibilità di migliaia di miliardi di dollari. In questo schema d’azione, sono quattro le coordinate entro cui gli obiettivi della COP26 si muovono: Mitigazione, ovvero la riduzione delle emissioni; Adattamento, per fronteggiare gli effetti immediati del climate change tutelando il pianeta; Finanza Verde; con lo scopo di agevolare gli investimenti nell’economia verde e disinvestire da ciò che è legato ai combustibili fossili; Cooperazione, per fornire aiuto concreto ai Paesi in via di sviluppo e permettere loro di progredire e sviluppare benessere in un mondo meno dipendente da carbone, petrolio e gas.

02Rinnovabili: cosa prevede la COP26

100 miliardi di dollari con cui costruire pale eoliche e centrali fotovoltaiche in Asia, Africa e America Latina: è questo l’impegno preso dalla Global Energy Alliance for People and Planet, l’alleanza tra le grandi fondazioni presentata nel corso della COP26 per accelerare la transizione ecologica nel sud del pianeta. L’obiettivo del fondo multilaterale che, tra le fondazioni, vede in prima linea Ikea e Rockefeller, è trasformare i 10 miliardi di dollari di impegno iniziale in 100 miliardi di finanziamenti entro i prossimi 10 anni. Denaro pubblico e privato da incanalare nella risoluzione di tre problemi urgenti nei paesi poveri: quello energetico, fornendo a un miliardo di persone in Asia, Africa e America Latina elettricità pulita e rinnovabile; quello climatico, evitando l’immissione in atmosfera di 4 milioni di tonnellate di CO2; e infine quello occupazionale, creando in queste stesse regioni oltre 150 milioni di posti di lavoro. Prima della presentazione ufficiale da parte delle fondazioni che fanno parte del fondo, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha annunciato il ruolo di facilitatore dell’Italia nella messa a punto di questo nuovo strumento finanziario. “Il nostro governo ci metterà 10 milioni di euro, una piccola cifra rispetto a quella che possono muovere i grandi gruppi privati”, ha precisato Cingolani nel corso di una conferenza stampa a Glasgow. “Ma a noi non si chiedono soldi, quanto piuttosto un contributo di idee e una funzione di garante. In pochi mesi il Mite ha dato una mano alla nascita di questa iniziativa. E ora, mi dicono dalla Rockefeller Foundation, molti altri grandi Paesi si stanno unendo all’Alleanza”. L’alleanza, infatti, intende investire in progetti di energia rinnovabile come il micro solare e l’energia idroelettrica, capaci di attrarre investitori privati. I primi progetti di questo tipo sono previsti in Nigeria, Etiopia, Sudafrica e Repubblica Democratica del Congo in Africa; India, Indonesia, Vietnam e Pakistan in Asia; e Colombia e Haiti in America Latina. E in Italia, invece? Secondo un recente studio realizzato da Enel e The European House – Ambrosetti, con il passo attuale riguardo lo sviluppo delle energie rinnovabili, arriveremmo al raggiungimento dei target europei nel 2054. Cioè con 24 anni di ritardo. Nel 2020 sono stati installati circa 800 MW di rinnovabili, e dobbiamo arrivare a 7.000 MW all’anno per rispettare gli obiettivi. Il cambio di passo quindi è necessario e le risposte della COP26 in conclusione il 12 novembre saranno fondamentali per avviarlo.

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