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Dall’e-commerce sostenibile allo zero waste: Thrive Market, business a rifuti zero

3 minuti
01Regola numero uno: imballaggi ridotti, riciclati e riutilizzabili 02Regola numero 2: standard ambientali ed etici lungo l’intera catena di approvvigionamento 03Regola numero 3: eliminare qualsiasi forma di spreco 04Regola numero 4: proporre una visione rigenerativa

Il suo nome è Thrive Market, ha sede a Los Angeles e la sua missione è vendere cibi sani e sostenibili in tutta l’America a prezzi convenienti: potrebbe sembrare un’azienda come tante, invece rappresenta uno dei più importanti esempi di e-commerce sostenibile. Come è riuscita Thrive Market ad ottenere un traguardo tanto prestigioso da farla diventare un caso di studio sulla celebre rivista Forbes? Prima di tutto l’azienda ha ripensato le proprie catene di approvvigionamento, responsabili queste ultime di essere la causa dei maggiori impatti ambientali. Lo conferma un recente studio dell’EPA (l’ente americano per il controllo sull’ambiente) che attribuisce alle catene di approvvigionamento oltre il 75% delle emissioni di gas serra di molti settori industriali statunitensi.

01Regola numero uno: imballaggi ridotti, riciclati e riutilizzabili

Il team di esperti di Thrive Market si è impegnato sul fronte degli imballaggi, trovando una soluzione green al problema dell’inquinamento provocato da scatole e confezioni. Detto, fatto, gli imballaggi sono stati ridotti del 50% per ogni singola spedizione. Non solo: da una parte è stata eliminata tutta la plastica vergine per rendere i materiali riciclabili e dall’altra è stato aggiunto uno ziplock a tutte le confezioni di plastica verde per incoraggiare i clienti a riutilizzarle. Il risultato è che il 99% delle confezioni è costituito da materiali riciclati e riciclabili al 100%, persino il nastro delle scatole è fatto di carta in modo che possa essere processato attraverso flussi di riciclaggio. Senza dimenticare la stampa sugli imballaggi, rigorosamente a base di coloranti vegetali e non sintetici.

02Regola numero 2: standard ambientali ed etici lungo l’intera catena di approvvigionamento

Questa visione green ha coinvolto l’intera catena di approvvigionamento. Questo principio si traduce nel fatto che Thrive Market lavora solo con marchi che condividono gli stessi valori ecosostenibili e che trasportano prodotti in grado di superare rigorosi standard ambientali ed etici.

03Regola numero 3: eliminare qualsiasi forma di spreco

Negli ultimi 24 mesi Thrive Market ha commercializzato oltre 280 prodotti, creati collaborando con i produttori agricoli più innovativi di tutto il mondo per ovviare al problema dello spreco di cibo che negli Usa raggiunge livelli elevatissimi. Ad esempio, l’azienda ha prodotto un brodo organico e nutriente per eliminare gli sprechi alimentari all’interno della propria catena di approvvigionamento. Perché proprio un brodo organico? La risposta non può che essere sostenibile: carne, pollame e pesce rappresentano il 30% del cibo sprecato in America ogni anno.

04Regola numero 4: proporre una visione rigenerativa

Gunnar Lovelace, fondatore di Thrive Market, riassume la visione etica della sua azienda spiegando a Forbes che non è sufficiente la semplice eliminazione degli impatti negativi: “abbiamo bisogno di progettare le imprese per avere un impatto positivo – per diventare rigenerativi”. Una filosofia green che sta conquistando sempre più clienti e che si spera si diffonda in altre aziende che lavorano nei diversi angoli del mondo.

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