cop27

Che cos’è la COP 27: di cosa si è discusso e perché è importante

7 minuti
01Dall’Accordo di Parigi a oggi: a che punto siamo 02Di cosa si è discusso alla COP27 e quali sono le misure introdotte 03Maggiore ambizione climatica per la UE e più finanziamenti 04Obiettivo 1,5 gradi e decarbonizzazione

Rappresenta senza dubbio il più importante appuntamento mondiale dove si incontrano centinaia di nazioni per affrontare il tema del cambiamento climatico. Non ha una sede fissa, ma ogni anno cambia il Paese che la ospita: per l’edizione 2022, la Conferenza delle Parti, meglio nota come COP 27, è tornata in Africa per la terza volta nella sua storia, dopo che nel 2011 era stata ospitata a Durban in Sud Africa e nel 2016 in Marocco.

Quest’anno, i rappresentanti di quasi duecento Paesi sono intervenuti alla COP 27 che si è svolta dal 6 al 20 novembre in Egitto, a Sharm El-Sheik per affrontare il tema del complesso rapporto tra le nazioni industrializzate e quelle con uno sviluppo più arretrato, che però subiscono le conseguenze più gravi del cambiamento climatico.

01Dall’Accordo di Parigi a oggi: a che punto siamo

L’obiettivo proclamato da tutti i Paesi intervenuti all’incontro era quello di trovare un’intesa su come attuare in modo concreto l’Accordo di Parigi del 2015, in base al quale il riscaldamento globale deve essere mantenuto al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, fino a limitarlo a 1,5°C. Infatti, l’urgenza di trovare una linea d’azione unica a tutti i Paesi a livello globale è diventata sempre più stringente in base ai dati allarmanti diffusi dall’ultimo rapporto dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Chang): gli attuali impegni climatici dei 195 Paesi firmatari dell’accordo di Parigi non sono sufficienti a garantire il rispetto degli obiettivi prefissati. Anzi, secondo UNFCCC, potrebbero portare a un riscaldamento globale di circa 2,5 gradi Celsius entro la fine del secolo rispetto ai livelli preindustriali.

I dati diffusi risultano poco confortanti anche sul versante della decarbonizzazione: il rapporto rivela che gli attuali impegni potrebbero determinare un aumento delle emissioni di gas serra del 10,6% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010. È dunque evidente che le emissioni di CO2 non stanno seguendo il percorso di riduzione ritenuto necessario dagli scienziati per questo decennio. Una minima consolazione sta nel miglioramento delle previsioni rispetto allo scorso anno, quando era stato valutato un aumento delle emissioni del 13,7% entro il 2030. 

Bisogna dunque invertire la rotta il prima possibile: ecco spiegato perché al centro della Conferenza di Sharm el-Sheik c’è stato il tema dell’aumento degli impegni di decarbonizzazione dei singoli Paesi, il cosiddetto NdcNationally determined contributions. Il problema è che, nonostante l’Accordo di Parigi abbia stabilito l’impegno dei diversi paesi a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, di fatto non esiste una roadmap precisa per raggiungere questo obiettivo.

Se l’anno scorso a Glascow, durante il COP 26, i partecipanti hanno concordato i propri piani di riduzione delle emissioni di carbonio, molti dei paesi firmatari non hanno ancora dei piani allineati con quanto stabilito dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) per mantenere la temperatura al di sotto della soglia di 1,5° C.

02Di cosa si è discusso alla COP27 e quali sono le misure introdotte

Per capire la gravità della situazione basta esaminare un dato: sono solo 24 su 195 le nazioni con piani climatici aggiornati, nonostante le promesse fatte lo scorso anno. La Conferenza ha affrontato quindi il tema della mitigazione: tutte le parti, soprattutto quelle in grado di “farlo e di dare l’esempio”, sono state esortate a intraprendere insieme “azioni audaci e immediate” e a ridurre le emissioni per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C.

La COP 27 aveva in agenda anche altre problematiche su cui confrontarsi: rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici e l’assistenza alle comunità più vulnerabili e più frequentemente colpite dagli eventi meteorologici estremi come siccità, ondate di calore, inondazioni e incendi; definire i finanziamenti per il clima, compresi i 100 miliardi di dollari all’anno finora solo promessi dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, per chiarirne le tempistiche e le modalità di attuazione; facilitare l’accordo nei negoziati per adottare in tutto il mondo un modello economico più resiliente e sostenibile, in cui gli esseri umani siano al centro dei colloqui sul clima.

Detto questo analizziamo com’è andata la COP 27. Sono stati raggiunti gli obiettivi su decarbonizzazione, resilienza ai cambiamenti climatici e finanza attraverso una partecipazione inclusiva e attiva di tutte le parti interessate? Diciamo subito che non è andata benissimo. Qualche passo in avanti è stato fatto, ma tutti sembrano concordi nell’affermare che non è sufficiente. Ecco nel dettaglio tutte le decisioni prese.

Un fondo per aiutare i paesi più poveri a fronteggiare il cambiamento climatico
È stato introdotto un nuovo fondo globale per far fronte alle perdite e ai danni subiti dai paesi più poveri e vulnerabili a causa dei cambiamenti climatici. Un’iniziativa che fornisce assistenza finanziaria alle nazioni che sono più esposte ai fenomeni meteorologici estremi pur essendo le meno responsabili in termini di inquinamento. Ma per il momento il documento finale della Conferenza indica solo in modo generico che è stato “deciso di creare un fondo di intervento in caso di perdite e danni”. A occuparsi della sua definizione sarà un comitato di transizione, che dovrà stabilire le regole di funzionamento del nuovo strumento. Da individuare anche le modalità di finanziamento del fondo, da chi sarà finanziato e quali saranno i paesi beneficiari.

03Maggiore ambizione climatica per la UE e più finanziamenti

Non basta più la quota del 55%, l’Unione Europea è pronta a impegnarsi in una riduzione delle proprie emissioni di gas a effetto serra pari al 57% nel 2030, rispetto ai livelli del 1990. Dalle Barbados arriva la proposta detta Bridgetown, che consiste nel rivedere gli statuti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale per rendere più facile il finanziamento di infrastrutture necessarie per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Bangladesh, Costa Rica, Fiji, Ghana, Pakistan, Filippine e Senegal sono i primi Paesi che beneficeranno dello scudo globale contro i rischi climatici, stabilito dal V20 (il gruppo dei Paesi più vulnerabili) e il G7. Stanziati per il momento 210 milioni di euro.

I Paesi del Sud del mondo hanno lanciato i nuovi Piani di prosperità climatica per finanziare progetti che non solo contrastano la crisi climatica ma che allo steso tempo sono in grado di stimolare la crescita economica e l’occupazione. Al Bangladesh, che aveva presentato il proprio Pano di Prosperità l’anno scorso, si sono aggiunti nella COP27 il Ghana, le Maldive e lo Sri Lanka.

04Obiettivo 1,5 gradi e decarbonizzazione

La COP 27 ha riaffermato l’impegno di centrare l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C per combattere gli impatti dei cambiamenti climatici. Intanto, pochi passi avanti sono stati fatti per dare l’addio al carbone. Nel testo finale della Conferenza ci si limita a chiedere di “accelerare gli sforzi per una riduzione progressiva dell’uso senza sistemi di recupero della CO2” e di accelerare una transizione giusta verso le energie rinnovabili. Nulla di fatto per la la riduzione di petrolio e gas.

L’appuntamento è rimandato alla COP 28 del prossimo anno, che ha come destinazione Dubai. Ma per quella l’emergenza climatica e il tema della decarbonizzazione saranno ancora più incalzanti.

Promo
CVA SEMPREGREEN

L’offerta per pagare l’energia al prezzo all’ingrosso e rendere più sostenibile la tua casa consumando solo energia verde certificata.

vai all'offerta
gas

10 proposte per emancipare l’Europa dalla dipendenza del gas russo

Nella strategia per superare l’emergenza energetica causata dalla guerra russo-ucraina, in primo piano ci sono le rinnovabili.
cop26

COP26, Rinnovabili: ecco cosa prevede la conferenza sul cambiamento climatico

100 miliardi di dollari con cui costruire pale eoliche e centrali fotovoltaiche in Asia, Africa e America Latina: l’impegno preso dalla Global Energy Alliance for People and Planet durante la COP26.