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Materie prime per le rinnovabili: l’UE punta ad aumentarne subito l’estrazione

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01Risolvere la scarsa disponibilità di metalli critici: ecco perché 02Materie prime per le rinnovabili: la strategia dell’Unione europea per incrementarne la produzione

SOS transizione ecologica nell’Unione europea. Il problema nasce dalla scarsità di metalli critici e terre rare in Europa: si tratta di materiali strategici, cioè di fondamentale importanza per lo sviluppo economico, ma ad alto rischio di fornitura per il Vecchio Continente.

La situazione si aggrava se si tiene conto di un’altra caratteristica dei metalli critici: essi sono necessari per garantire la transizione ecologica, visto che vengono utilizzati nella realizzazione di turbine eoliche o pannelli solari.

Per l’Europa, impegnata ad accelerare la transizione ecologica con il programma REPowerEu, che prevede di agevolare e accelerare il passaggio alle energie rinnovabili arrivando al 45% entro il 2030, è necessario trovare velocemente il modo di superare i problemi relativi alla difficoltà di approvvigionamento di materiali come ad esempio litio, cobalto, neodimio, disprosio, praseodimio o titanio.

Ma la lista è lunga e comprende in tutto 30 elementi, molti dei quali sono richiesti per mettere a punto le tecnologie alla base di eolico e fotovoltaico.

 

01Risolvere la scarsa disponibilità di metalli critici: ecco perché

Secondo la Commissione Europea è necessario intervenire immediatamente, puntando su nuove misure che consentano di aumentare la produzione nell’Unione di materie prime necessarie per le rinnovabili. Il programma prevede prima di tutto di abbassare le barriere all’estrazione e produzione di quei materiali critici come litio, cobalto e grafite, necessari per la costruzione di parchi eolici, pannelli solari e veicoli elettrici.

La domanda di questi materiali continua ad aumentare in modo smisurato per sostenere i ritmi della transizione verde: una recente ricerca dell’Università belga KU Leuven afferma che l’obiettivo Zero emissioni dell’Unione europea richiederà nel 2050 un aumento del 3.500% delle forniture di litio e fino al 2.600% per alcune terre rare. Una situazione che appare insostenibile.

A suonare il campanello d’allarme è stato il commissario per il mercato interno dell’UE, Thierry Breton, che ha dichiarato: “la domanda sta aumentando notevolmente a causa della transizione digitale e verde della nostra società, ma troppo spesso dipendiamo quasi interamente dalle importazioni, mentre la geopolitica delle catene di approvvigionamento è sempre più instabile“.

02Materie prime per le rinnovabili: la strategia dell’Unione europea per incrementarne la produzione

Secondo Breton è necessario creare un dibattito aperto che affronti i temi relativi a estrazioni, lavorazioni, raffinazione e riciclaggio di materiali critici in Europa.

Solo in questo modo sarà possibile evitare che i Paesi della UE rimangano dipendenti dalle importazioni per gran parte dei metalli necessari alla transizione ecologica, proprio in un periodo nel quale aumenta la preoccupazione per la sicurezza dell’approvvigionamento, messo a dura prova prima dalla crisi sanitaria provocata dal Covid-19 e poi dal conflitto scaturito dall’invasione russa dell’Ucraina.

Per spingere verso le rinnovabili, facendo crescere in modo notevole l’uso delle fonti alternative fino a portare la quota al 45% in più rispetto ad oggi entro il 2030, è importante stimolare la produzione.

La Commissione UE sta lavorando a una proposta di legge che prevede diverse soluzioni per accelerare l’iter autorizzativo: termini più veloci, uno sportello unico per le autorizzazioni di progetti o misure per accelerare i processi nazionali in alcuni casi specifici.

Tra gli esempi di produzione bloccata di materiali rari in Europa ci sono le riserve di litio in Portogallo e della miniera di Barroso nel nord-est del Paese: la loro produzione doveva iniziare nel 2020, ma è ancora in attesa dell’approvazione ambientale.

La stessa ricerca della KU Leuven ritiene che esista un potenziale teorico per nuove miniere domestiche in grado di coprire tra il 5% e il 55% del fabbisogno europeo del 2030. È ormai evidente la necessità di valutare al più presto questa opportunità per rispettare il programma di sviluppo delle fonti rinnovabili fissato dall’Unione Europea.

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