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Essere consumatori green: 7 consigli per scelte di acquisto consapevoli

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017 pratiche di greenwashing che puoi smascherare 02Consigli e tutele per acquisti eco-sostenibili sicuri

Tutela ambientale, stili di vita sostenibili, riciclo ed economia circolare: sono questi i mantra della nostra epoca che spingono i consumatori a fare sempre più acquisti green e consapevoli. L’addio allo shopping superficiale non è passato inosservato a industrie e aziende, che hanno risposto alle richieste d’acquisto di prodotti eco-friendly adottando nuovi standard ambientali.

Eppure c’è chi ha cercato di cavalcare “l’onda verde” con un’operazione ecologica solo di facciata, che in gergo tecnico è chiamata “greenwashing”.
Che cos’è? Si tratta di una strategia di comunicazione e marketing messa a punto dalle aziende per crearsi una falsa reputazione positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale. Lo spiega la traduzione delle due parole inglesi che formano il neologismo: green che sta per verde o ecologico, e “whitewash” che indica l’azione dell’insabbiare, nascondere qualcosa. L’obiettivo delle industrie che attuano questa pratica è quello di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente causati dalle proprie attività o dai prodotti che distribuiscono.

017 pratiche di greenwashing che puoi smascherare

Le aziende utilizzano varie tecniche ingannevoli di green communication o green marketing. Ecco quelle più comuni, che un consumatore attento può riconoscere e smascherare:

  • Nascondere la verità
    Sin of the hidden trade-off significa affermare che un prodotto è ecologico in base solo ad alcuni attributi, omettendo altri aspetti di maggiore impatto ambientale;
  • Non fornire prove inconfutabili
    Sin of no proof vuol dire formulare slogan o dichiarazioni ambientali non sostenuti da informazioni di supporto che siano facilmente accessibili o da un’affidabile certificazione di terze parti;
  • Dare informazioni vaghe
    Sin of vagueness:ricorre quando le aziende forniscono indicazioni generiche e poco precise su un prodotto, tanto che il loro significato può venire frainteso (ad esempio, la dicitura “Tutto naturale”);
  • Inserire etichette false
    Sin of worshiping false labelsè il ricorso a etichette false o di certificazioni contraffatte;
  • Allegare informazioni irrilevanti
    Sin of irrelevancesi verifica quando l’azienda formula dichiarazioni ambientali veritiere ma inutili e superflue, che non servono a orientare nella scelta di prodotti ecologici;
  • Evidenziare solo il male minore
    Sin of lesser of two evilsvuol dire fornire un’indicazione che è vera per la specifica categoria di prodotto ma che rischia di distrarre il consumatore dagli effetti ambientali considerati nel complesso dell’attività svolta dall’azienda;
  • Raccontare falsità
    Sin of fibbingsi riassume nel fare dichiarazioni ambientali false.

02Consigli e tutele per acquisti eco-sostenibili sicuri

Il vademecum del consumatore consapevole prevede di verificare prima di tutto se la certificazione del prodotto è riconducibile a un ente che esista realmente e poi capire se questo organismo è autorizzato a rilasciare certificazioni. È utile sapere che le etichette che più difficilmente risultano falsificabili sono quelle rilasciate da enti terzi in base ai criteri del Life Cycle Assessment, come ad esempio la certificazione europea Ecolabel.

In Italia, l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, organismo che vigila e reprime la pubblicità ingannevole sanzionando le aziende che la praticano, ha inserito la pratica del greenwashing nella black list delle pubblicità ingannevoli.

In ambito europeo è stato recentemente predisposto il Green Consumption Pledge, promosso dalla Commissione Europea per fornire ai consumatori strumenti adatti a compiere scelte sostenibili. Questo provvedimento esige un impegno delle aziende a favore del consumo sostenibile, come l’uso di pratiche commerciali e di marketing responsabili.

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