Vietare la pubblicità dei combustili fossili: la petizione di Greenpeace

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01La relazione pericolosa tra emissioni di CO2 e global warming 02La petizione di Greenpeace

In tema di riscaldamento globale dati dell’Agenzia europea per l’ambiente non lasciano molti dubbi: nel corso degli ultimi 150 anni, sul nostro Pianeta la temperatura media è aumentata di quasi 0,8°C a livello globale e di circa 1°C in Europa. E ciascuno degli ultimi tre decenni è stato in sequenza il più caldo mai registrato. Anche l’Intergovernmental Panel on Climate change (Ipcc), l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa al cambiamento climatico, ha da aggiungere qualche importante elemento di riflessione nel suo 5° Report sui cambiamenti climatici: “il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti. L’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello del mare è aumentato e le concentrazioni di gas a effetto serra sono aumentate”.

01La relazione pericolosa tra emissioni di CO2 e global warming

Nel corso degli ultimi decenni, gli impatti del cambiamento climatico sono diventati sempre più frequenti: ecco susseguirsi eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, siccità, uragani e alluvioni. Di chi è la colpa? Sul banco degli imputati ci sono i gas a effetto serra di origine antropica come l’anidride carbonica e il metano che rappresentano insieme il 25% dell’effetto serra. Perché? Quando le loro concentrazioni aumentano nell’atmosfera incrementano l’effetto serra e il riscaldamento climatico. A questo punto bisogna capire quali sono le principali fonti di gas a effetto serra generati dall’uomo. Nell’elenco primeggia la combustione di carburanti fossili (carbone, petrolio e gas naturale) dovuta alla generazione di energia elettrica, ai trasporti, al settore civile e industriale; seguono l’agricoltura e le deforestazioni; chiudono la lista le discariche.

02La petizione di Greenpeace

Gli scienziati sono concordi nell’affermare che per ostacolare il cambiamento climatico occorra prima di tutto ridurre in misura significativa le emissioni globali di gas a effetto serra. È su questa base che nasce la petizione di Greenpeace, che chiede di rispondere alla crisi climatica con una rapida riduzione delle emissioni di CO2 prodotte dall’industria dei combustibili. Lo strumento individuato dall’associazione ambientalista per colpire i colossi del gas e del petrolio è il divieto di fare qualsiasi tipo di pubblicità e sponsorizzazione. Per la precisione, la petizione chiede che non vengano più permesse pubblicità di aziende che estraggono, raffinano o distribuiscono combustibili fossili e neppure di tutti i mezzi di trasporto privati ​​come yacht, aerei e auto alimentati da idrocarburi.

Vietata qualsiasi forma di sponsorizzazione di prodotti pericolosi per il clima. Secondo Greenpeace, le aziende inquinanti attraverso la pubblicità compiono operazioni di puro greenwashing per promuovere un falso impegno e soluzioni ingannevoli in tema di sostenibilità ambientale. L’obiettivo di Greenpeace è di raggiungere un milione di firme con cui chiedere all’Unione Europea di vietare le campagne pubblicitarie di tutti i colossi petroliferi e in questo modo ridurre il loro potere di influenzare il mercato.  Il precedente storico esiste: era il 2003 quando l’UE, riconoscendo il rischio per la salute, vietò alle aziende del tabacco di fare pubblicità.

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